#Greenery, #ultraviolet, #livingcoral e adesso?
È dal 2000 che la #Pantone, azienda statunitense che si occupa principalmente di tecnologie per la grafica e la catalogazione dei colori (wikipedia) sforna quello che definisce “Il colore dell’anno”.
L’annuncio, che ormai è diventato un momento attesissimo dagli addetti ai lavori, graphic designer, web designer, arredatori, architetti, creativi e, perché no, anche social media manager, mira a indirizzare il trend comunicativo ed uniformare in qualche modo scelte e visual.
Quest’anno, a quanto pare, la scelta è ricaduta sul #ClassicBlue, un “sempreverde” (scusate il gioco di colori) che consoliderà ancor di più la posizione del brand Pantone nel mondo della comunicazione visiva a 360°.
Ma perché il BLU?
-Fanno sapere dall’azienda statunitense- che questo colore è come il cielo, stimola la riflessione ed evidenzia il desiderio di una base affidabile mentre attraversiamo la soglia della nuova era. Classic blue dona pace e tranquillità allo spirito, aiuta la concentrazione e favorisce la resilienza. […]. Versatile, universale, un inno alla raffinatezza che sembra controbilanciare il mondo in cui viviamo […].
Fede, fiducia e eleganza sembrano insomma essere la spina dorsale di questa scelta cromatica che già da tempo è protagonista delle passerelle di moda più importanti. Non ci vorrà molto, credo, che anche i maggiori brand declineranno il loro advertising su questa tinta e, da li a poco, anche tutto ciò che ruota intorno ai social media.
Ma siamo davvero sicuri che, proprio in ambito #visual questo sia un colore contestualizzabile in maniera assoluta?
Faccio riferimento in particolar modo agli ambiti geografici. Prendiamo come esempio McDonald che di recente ha declinato gran parte della sua comunicazione, logo incluso, con un verde scuro che sa molto di #bio e #salubrità.
Ha trattato allo stesso modo tutti i suoi domìni nazione per nazione, area geografica per area geografica, oppure ha ponderato e centellinato il verde la dove c’è meno bisogno/necessità di vederlo?
Così, per curiosità, sbirciate sui vari mcdonalds.it, .com, .de, .fr e noterete importanti differenze cromatiche che valorizzano il colore che in quell’area geografica funziona meglio per tanti motivi che non starò qui ad elencare.
Probabilmente saremo presti invasi da grafiche e social post tendenti al blu, magari abbinate a concetti assolutamente contrastanti con ciò che si vuol comunicare trascurando completamente la psicologia dei colori.
Detto questo, a mio parere, una sana via di mezzo resta sempre la scelta migliore. In genere non smuovo e stralcio il lavoro di un anno intero perché qualcuno ha definito il colore dell’anno (di certo nemmeno loro si aspettano che io lo faccia); mi sembra anche una scelta strategica sbagliata quella di rivestire un visual ormai collaudato, col quale gli utenti hanno già preso confidenza, con nuove tinte solo perché attuali e trendy.
Per quanto mi riguarda, continuerò a lavorare sul consolidamento della comunicazione scelta, se ovviamente questa ha avuto riscontri positivi, eventualmente contestualizzando il ClassicBlue su nuovi prodotti, nuove linee o spin-off.
E voi? Come vi muoverete dal primo gennaio 2020? Seguirete il trend? Continuerete imperterriti sulle scelte fatte magari scontrandovi con le idee dei vostri clienti o ricercherete la “via di mezzo”?